domenica 28 aprile 2013

4 maggio, festa in orto

Ogni tanto qualche festa la facciamo anche noi. Non sarebbe proprio il momento di festeggiare (mi permetto qualche digressione politica) visto che  la famiglia Letta continua a governare da vent'anni e passa, Al Fano è ministro degli interni, Saccomanni (uomo fidato del FMI) si becca il Tesoro, e noi ci becchiamo la Bonino agli Esteri. Chi non è andato a votare (come me) non si stupisce e non si arrabbia, chi ci è andato invece, credendo nella vittoria di una coalizione di centrosinistra che al massimo si alleava con M5S si ritrova una bella sorpresa, un altro colpetto di Stato economico (e sociale) che si aggiunge a quello precedente.
Ma noi continuiamo a festeggiare per questa nostra Madre Terra che tutto ci perdona (per ora) ma che ha memoria lunga e ci chiederà il conto con gli interessi di quello che abbiamo e non abbiamo fatto.
Buona festa, siete tutti invitati, naturalmente.

martedì 23 aprile 2013


mercoledì 10 aprile 2013

Pomodori reazionari o rivoluzionari?

Oggi in vaporetto, leggendo l'ultimo libretto si Gustavo Esteva “Antistasis, l'insurrezione in corso", sotto (finalmente!) il primo sole di primavera, i pensieri hanno cominciato a correre....applicare i principi della permacultura alla pratica politica contro il capitalismo imperante....davanti all'immaginario di un sistema economico e sociale mondiale così potente, globalizzante, unitario e totalizzante, che paralizza, come dice Esteva, possiamo solo opporre pratiche (bio)diverse, adatte al clima e ai luoghi e alle persone di ogni comunità, dove ogni elemento supporta molteplici funzioni e ogni funzione supporta più elementi. In cui la maggiore diversità delle soluzioni e delle alternative proposte, in aperto scambio energetico, è indice di salute, di resilienza, di vitalità. Così...i pensieri sono corsi sull'acqua fino al nostro orto, a questa esperienza così semplice e antica e allo stesso tempo complessa e innovativa in questa era di semplificazioni schematiche e omologazioni sistemiche. E mi chiedevo, se ne siamo davvero consapevoli....Se davvero sappiamo cosa stiamo facendo. Se, per dirla ancora con Esteva, ci siamo mai chiesti se i nostri pomodori sono tristemente reazionari oppure veramente rivoluzionari!
Eli

domenica 7 aprile 2013

cronache primaverili dall'orto

C'era quasi il sole oggi, anzi c'era quasi sempre, accompagnato da una bora intensa, che portava aria pulita dai Balcani e allontanava i fumi delle prime bare da crociera che svettano sopra i tetti della chiesa delle Zitelle mentre entrano ed escono dal canale della Giudecca.

C'era diversa gente in orto, amici che avevano voglia di venire da tempo, amici di amici, persone che avevano voglia di provare a mettere le mani nella terra, conoscere come funziona questa agricoltura naturale fatta di non azioni, pacciamature, consociazioni e diavolerie naturali varie.
E' stato piacevole vedere adulti e bambini seminare le colture che verranno messe a dimora fra qualche mese, rivoltare il compost sperando che il sole, con il suo calore, faccia partire la fermentazione, dissodare terra che accoglierà le prossime semine. Resta sempre l'eterno dubbio per questo nostro orto collettivo: come intercettare questi nuovi arrivi, come farli rimanere fedeli a questa terra difficile e coinvolgerli in questa specie di rito che è l'abitudine alla ciclicità, alla pazienza, all'osservazione costante di una natura apparentemente immobile (a parte il vento).
La formula, le formule, devono essere necessariamente più d'una: la costanza si può raggiungere subito, perchè l'esigenza di stare a contatto con la natura, di coltivare e soprattutto di ottenere un raccolto vengono viste come bisogni primari oppure ci si può avvicinare gradualmente, frequentando le Zitelle un po' per volta, anche ogni tanto, ma con un'idea sempre più chiara del posto in cui ci si trova e della gente con cui si entra in contatto. Se coltiviamo non è per passare il tempo, è per dimostrare a noi stessi che siamo capaci di trarre dei frutti dalla terra, senza sfruttarla, arricchendola. Che sia possibile cambiare passo, simbolicamente e praticamente, guardando oltre un sistema che ci rende dipendenti anche dalla cosa più naturale e semplice possibile, la produzione del cibo. Ormai per alcuni di noi è chiaro che sempre più persone desiderano avvicinarsi alla terra, non solo per contemplarla ma per entrarci in stretta relazione; c'è quasi sempre in loro però una specie di timore reverenziale, la paura di sbagliare, di non essere all'altezza, di non avere il pollice verde. Alcuni vengono senza la minima esperienza, sono di città ma vorrebbero in futuro trasferirsi in campagna, non sanno però da dove iniziare. Vogliono informazioni, subito, vogliono sapere come si semina, quando, la luna, i concimi, un sacco di informazioni pratiche (non era il caso di oggi, tutta gente molto rilassata).
A quel punto mi viene voglia di mettermi un dito nel naso e stare a pancia all'aria come faceva Peter di Heidi nei pascoli più alti e farli rendere conto che il percorso è lungo; che la terra non ci si mette meno di una vita a capirla, che bisogna partire dall'osservazione, dall'ascolto profondo di noi stessi. Che le informazioni raccolte vengono messe insieme dal nostro cervello anno dopo anno, le esperienze messe automaticamente a confronto fra loro, le stagioni memorizzate e rimetabolizzate senza avere il bisogno di scriverle da qualche parte.
Cosa dire quindi, se uno ha l'esigenza avrà anche la costanza, il problema è che abbiamo ancora tutti la panza piena e purtroppo si stanno avvicinando tempi cupi, anche a breve, che metteranno le persone di fronte alla realtà che non è quella virtuale che ci propinano; sapersi autoprodurre il cibo diventerà una necessità di vita o di morte. Perchè non iniziare in anticipo ed essere preparati agli eventi futuri? Forse rendendosene conto prima si può anche cambiare il futuro, rendendolo meno apocalittico.
Buona primavera a tutti (Michele)